La verità sul trauma irrisolto

Il ciclo quotidiano del trauma irrisolto, gli insegnamenti e gli aspetti positivi

Ciao a tutti amici!  

Oggi voglio parlare della causa principale di qualsiasi nostro malessere, sulla quale ci sono tanta confusione e credenze sbagliate: il trauma.

Il trauma non riguarda l’evento, ma la percezione individuale dell’evento; ecco perché il trauma non può essere misurato e ha un impatto diverso su ognuno di noi. Quando si verifica un trauma ci sentiamo impotenti nel cambiare la situazione, minacciati (facendoci tradire i nostri bisogni per far fronte a questo grande stress) ed incapaci di essere pienamente noi stessi o di esprimere parti di noi stessi.

Quando non abbiamo supporto emotivo (cioè qualcuno che ci ascolti, che assista al nostro dolore senza giudicarlo, negarlo o farci vergognare per questo) il risultato è vergogna. La vergogna crea una lente attraverso la quale vediamo noi stessi, le altre persone e il mondo che ci circonda. La vergogna dice: “Sono indegno. Non merito gioia o appagamento. Sono un oggetto che le persone possono usare o ignorare completamente”. Essere lasciati soli dopo che si è verificato un trauma, vuol dire essere lasciati a navigare da soli nelle emozioni e nelle esperienze. Adotteremo convinzioni basate sulla vergogna.

Credenze che adottiamo dal trauma:

  • È colpa mia se mi è successo questo;
  • Se avessi appena fatto X, questo non mi sarebbe successo;
  • Sono un peso;
  • Il mio Sé autentico non è abbastanza buono, devo svolgere il ruolo di (custode, pacificatore, realizzatore, ecc…) per essere visto;
  • Non posso fidarmi di nessuno;
  • Non posso fidarmi di me stesso;
  • Non sono al sicuro nel mio corpo (risultato: problemi di immagine corporea);
  • Mi merito di essere ferito (comportamenti di autolesionismo: dipendenze, non lasciare mai riposare il Sé, limitare/punire);
  • Ho bisogno di qualcuno che mi salvi/aggiusti;
  • Il mondo è ingiusto e la mia vita è destinata ad essere una lotta;
  • Nessuno mi amerà, tutti alla fine mi lasceranno;

Tutti abbiamo la capacità di guarire da un trauma. Il trauma non è la verità su chi sei, è la prospettiva di chi siamo in base agli eventi accaduti nelle nostre vite.

Foto di Louis Galvez su Unsplash

La maggior parte delle credenze errate riguardo il concetto di trauma è che ci è stato detto che il trauma riguarda gli eventi; eventi catastrofici come la morte, degli abusi gravi o le guerre. MA il trauma non riguarda l’evento: è come percepiamo l’evento (o la serie di eventi). A seconda dell’età, di chi era intorno a noi per aiutarci a navigare/affrontare le nostre emozioni, di quanto ci siamo sentiti impotenti nel cambiare quella data situazione, di quanto di noi stessi e dei nostri bisogni abbiamo dovuto abbandonare per stare al sicuro.

Molti di noi hanno dovuto mantenere segreti, stare zitti, fingere che non fosse successo niente. Abbiamo imparato a indossare una maschera. Ricoprire un ruolo ritenuto accettabile dalle figure genitoriali, dai coetanei e dalla società. Molti di noi hanno dovuto iniziare a far fronte a ciò incolpando se stessi perché la persona che ha causato il trauma era la persona che amavamo di più, la persona da cui dipendeva la nostra sopravvivenza.

Il risultato del trauma sono le convinzioni fondamentali su noi stessi (di solito: “Sono indegno, non amabile) sugli altri (di solito: “Le persone non sono degne di fiducia, tutti mi lasceranno, nessuno mi vede o sente) e il mondo che ci circonda (di solito : “Non sono al sicuro. La vita non è sicura. Devo guardarmi le spalle o verrò danneggiato”).

Personalmente sto ancora guarendo dalla vita vissuta attraverso la lente del trauma. Per anni non l’ho capito fino in fondo e continuavo a chiedermi cosa c’era di “sbagliato” in me. Finalmente, adesso vedo che non c’era niente di sbagliato in me. Mi stavo solo proteggendo. Affrontavo le cose nei modi che avevo imparato e che sono disfunzionali, ma apparentemente normali nella società. Mi impegnavo in relazioni che mi lasciavano sentire sola, incompresa ed invisibile a volte. Non conoscevo altro.

Il trauma ci riporta semplicemente a casa da chi siamo in realtà: autoguaritori integri e degni di amore.

Come può essere un tipico ciclo quotidiano del trauma irrisolto?

1. Ci svegliamo esausti, irritabili o con poca energia (scarso tono vagale);

2. Abbiamo pensieri ciclici su ciò che deve essere fatto (basati sulla paura), che ci portano ad urlare, a chiudere, a far fronte in modo malsano;

3. Questo nostro comportamento allontana coloro che amiamo (ci sentiamo invisibili ed incompresi) e si attiva la ferita fondamentale dell’infanzia;

4. Così, viene confermata la convinzione fondamentale della ferita dell’infanzia: “Non sto facendo niente di giusto”; “Non sono degno”.

Il trauma irrisolto è immagazzinato nel corpo. Crea un ciclo che chiamiamo con nomi diversi: burnout, risentimento, sopraffazione, ansia, depressione. Molti di noi hanno vissuto in questo ciclo per tutta la vita.

Il trauma ha un impatto sul nostro tono vagale. Il tono vagale è la misura della nostra adattabilità allo stress. Coinvolge la nostra frequenza cardiaca e l’attivazione del nostro sistema nervoso.

Lo scarso tono vagale crea stati d’animo negativi e schemi di pensiero. Molti di noi si svegliano con un ciclo di pensieri “apocalittici” per questo motivo; immediatamente la mente inizia la sua lista di cose da fare e ricerca i suoi pensieri basati sulla paura. È comune anche l’incapacità di dormire la notte per i troppi pensieri.

Il nostro sistema nervoso disregolato non ci fa essere in grado di far fronte allo stress che ci circonda. La nostra mente e il nostro corpo tentano di proteggerci adesso, nel presente, da una minaccia che abbiamo percepito nel passato, ed affrontiamo questa minaccia in modi che ci fanno sentire ancora più soli ed invisibili.

Foto di Majestic Lukas su Unsplash

Ecco come iniziare a curare questo circolo vizioso:

1. Fai un’interruzione dello schema ogni mattina: prenditi i primi 5-10 minuti per resettare il subconscio; ad esempio, scrivi ogni giorno su un diario i tuoi pensieri (journaling);

2. Dai la priorità al sonno: il sonno ripara il corpo e ci permette di elaborare le emozioni in modi più sani;

3. Fai una pausa piuttosto che reagire. Questo è un “super potere” che richiede molta pratica e condurrà a una maggiore fiducia;

4. Inizia a curare il tuo bambino interiore;

5. Trova la comunità nel viaggio di guarigione. Rompere i cicli traumatici può essere molto solitario, isolante e può farci sentire incompresi. Trova una comunità di persone che stanno guarendo (online o di persona), soprattutto se ti manca questo supporto nelle tue relazioni strette.

I traumi possono insegnarci qualcosa?

Nessun genitore ha intenzione di traumatizzare i propri figli. I genitori fanno del loro meglio con il livello di consapevolezza che hanno. I genitori che causano traumi sono loro stessi traumatizzati, ripetendo il ciclo che hanno imparato da bambini. Il mondo emozionale interiore diventa il mondo emozionale esteriore: le persone ferite e traumatizzate feriscono e traumatizzano altre persone.

Il trauma ci fa vivere in modalità di sopravvivenza: uno stato di ipervigilanza in cui ci stiamo “guardando alle spalle”, credendo sempre che le persone ci feriscano (mancanza di fiducia in noi stessi) e credendo sempre che dobbiamo competere per risorse limitate (scarsità).

Per guarire da un trauma dobbiamo imparare a fidarci di nuovo di noi stessi, a tornare al nostro corpo, a perdonarci per quello che abbiamo fatto mentre vivevamo in modalità di sopravvivenza. Guarire dal trauma significa tornare al vero Sé autentico. Siamo nati perfetti, completi, unici e degni. Guarire è ricordare.

Il risultato finale del trauma è la vergogna. La vergogna inconsciamente ci fa cercare l’approvazione e la convalida esternamente attraverso i beni materiali, le relazioni, i risultati, lo status ecc. Le nostre vite diventano una ricerca costante della prossima soluzione temporanea per il nostro dolore che alla fine ci fa sentire solo più vuoti.

Il trauma crea convinzioni fondamentali che ci proteggono durante l’infanzia. Il nostro bisogno di amare la nostra figura genitoriale è così forte che cominciamo a credere: “non sono amabile”, “qualcosa non va in me”. Questo ci permette di sopravvivere a situazioni dolorose pur continuando ad amare la persona da cui dipende la nostra sopravvivenza.

Tutto il comportamento umano è un tentativo di protezione appreso durante l’infanzia. Sebbene possa sembrare disfunzionale nell’età adulta, serve anche a diversi scopi; ad esempio, a tenere le persone a distanza in modo che non possano farci del male, ad auto-sabotarci per non trovarci in situazioni scomode o sconosciute, a bere o usare droghe per regolare un sistema nervoso di sregolato, ecc..

Il trauma nel corpo si sente come una forte, agitata energia. La maggior parte di noi affronta quell’energia evitandola (distrazione), sopprimendola (negazione, essere sempre “in movimento”) o paralizzandosi (dissociazione oppure usando una sostanza). Questo è il motivo per cui così tanti di noi spesso “non riescono a stare fermi”.

Il risveglio al trauma è un’esperienza dolorosa, spaventosa, a volte isolante. Quando ho iniziato il mio viaggio di guarigione, è stato sconvolgente vedere come il trauma si manifestava ovunque nella nostra società. Nel nostro divertimento, nei nostri sistemi, nella mia famiglia. Abbiamo una cultura progettata per tenerci addormentati. Per mantenerci sul pilota automatico, ripetendo dinamiche traumatiche che sono così apparentemente “normali”.

Foto di Ryoji Iwata su Unsplash

Sono stata addestrata a credere che ci sia una “malattia mentale”: persone malate che sono destinate ad essere così a causa di una sorta di “chip genetico” nel cervello. Ora vedo le persone come brillanti e capaci ma che si sono adattate ad un ambiente doloroso, confuso ed opprimente. I comportamenti disfunzionali una volta erano protezione.

Il trauma può creare tanta sofferenza. Lo vediamo ogni giorno nelle notizie, all’interno delle nostre famiglie, negli infiniti atti insensati che sono radicati in qualcosa di molto più profondo.

Il trauma può anche essere il campanello d’allarme. Il percorso per tornare a casa da chi siamo veramente; la via della comprensione che la vergogna ci porta via.

Quindi, quali aspetti positivi possono derivare dai traumi infantili?

Empatia: hai sviluppato la capacità di capire perché le persone si sentono e pensano in quel modo. Sei in grado di relazionarti con le persone intorno a te in modi che molte persone non possono.

Resilienza: hai imparato ad essere adattivo ad ambienti difficili da affrontare, il che può renderti più capace di affrontare le avversità.

Creatività: hai usato la tua immaginazione fin da bambino per affrontare il tuo ambiente. La creatività è stata per te uno sfogo e ti permette di incanalare le tue emozioni od il tuo dolore.

Umorismo: l’umorismo è stato probabilmente un meccanismo per far fronte alle minacce percepite, il che significa che sei in grado di vedere il lato positivo delle cose e di far ridere le persone intorno a te.

Saggezza: nella vita ne hai passate tante che ti hanno insegnato lezioni inestimabili. Sei in grado di riflettere, imparare ed evolvere da tutto ciò che sperimenti.

Consapevolezza di sé: il trauma crea sofferenza e la sofferenza consente livelli più profondi di consapevolezza del Sé. Sei in grado di vedere te stesso e le situazioni in un modo più profondo e più chiaro.

Approfondimento: la negligenza emotiva infantile (il trauma invisibile).

Per “abbandono emotivo dell’infanzia” si intende quando i nostri genitori non hanno la consapevolezza o le risorse per notare, rispondere od aiutarci ad elaborare le nostre emozioni.

Di solito, l’abbandono emotivo è inconscio. Viviamo in una società che non offre ai genitori gli strumenti per affrontare le proprie emozioni, tantomeno quelle dei propri figli. La negligenza emotiva assomiglia al:

  • Non parlare o sostenere un bambino dopo situazioni stressanti ed opprimenti (evitamento, rifiuto)
  • Invalidare cronicamente i sentimenti di un bambino (“superalo e basta” “non hai motivo di essere triste” “non è successo niente”)
  • Non conoscere un bambino per quello che è veramente (incapacità di connettersi)
  • Scaricare intense informazioni emotive sui bambini (“tuo padre è sempre con altre donne” “tua madre è pazza”)
  • Focus di attenzione o amore su un bambino solo quando raggiunge un obiettivo o produce il risultato sperato
  • Agire come se un bambino fosse un coetaneo od un adulto

Come si può capire se abbiamo sperimentato la negligenza emotiva durante l’infanzia?

Alcuni segni:

  • Fai fatica a sapere cosa stai effettivamente provando e come esprimerlo;
  • Sei facilmente influenzato dal pensiero di gruppo;
  • Hai la convinzione fondamentale di essere “rotto” e hai paura che le altre persone se ne rendano conto;
  • Ti punisci o ti auto saboti ;
  • Credi che il mondo sia un luogo freddo, oscuro e spaventoso;
  • Hai una bassa autostima e sei dissociato (insensibile) ai tuoi sentimenti.

Quando sperimentiamo l’abbandono emotivo, il messaggio per noi è: i nostri sentimenti non contano, qualcosa è “sbagliato” in noi (o nel modo in cui ci sentiamo), dobbiamo nascondere le nostre emozioni perché le persone non ci sosterranno attraverso di esse .

Foto di Katrina Wright su Unsplash

Da adulti, molte persone affrontano l’abbandono emotivo dell’infanzia cercando disperatamente l’approvazione dei loro genitori, oppure, diventando una versione falsa di se stessi che ottiene l’approvazione della società; si possono anche sentire vuote o come se la vita fosse inutile e priva di significato, oppure lottano con intensi sentimenti di vergogna che dirigono su se stessi o che proiettano sugli altri.

Gli adulti che hanno sperimentato l’abbandono emotivo durante l’infanzia tendono a desiderare profondamente la connessione emotiva nelle relazioni, ma non sanno come ottenerla e spesso la temono o si sentono sopraffatti da essa.

Come guarire dall’abbandono emotivo dell’infanzia:

  • Capire che il modo in cui i tuoi genitori si sono collegati a te (o non si sono collegati a te) era un riflesso di come sono stati con loro i loro genitori, e non un tuo riflesso;
  • Iniziare a capire i propri bisogni ed imparare a soddisfarli (ho bisogno di tranquillità, ho bisogno di riposo, ho bisogno di mangiare qualcosa, ho bisogno di giocare o creare…);
  • Esercitarsi a condividere come ti senti con qualcuno con cui ti senti al sicuro;
  • Iniziare ad etichettare le tue emozioni piuttosto che reagire ad esse (mi sento arrabbiato, mi sembra triste…);
  • Permetti a te stesso di provare tutte le emozioni (rabbia, risentimento, tristezza…) senza giudicarti

L’abbandono emotivo dell’infanzia è un trauma socialmente ignorato. È così comune che molte persone che conosco mi dicano “Non mi è successo niente di male, perché lo faccio? perché mi sento così male? perché attiro relazioni disfunzionali?”

Tutti possiamo guarire. Possiamo iniziare a comprendere i nostri bisogni, comunicarli chiaramente, accettare/convalidare tutti i nostri sentimenti e creare relazioni sicure per poter essere vulnerabili.

Il trauma non riguarda solo l’evento. Riguarda le credenze create dall’evento.

Quando sperimentiamo un evento traumatico, il nostro cervello cerca immediatamente di dare un senso a ciò che ci è successo. Se sperimentiamo un trauma e la nostra famiglia/sistema di supporto nega che sia accaduto, ci fa provare vergogna o ci lascia ad affrontarlo da soli, interiorizziamo false convinzioni.

False credenze comuni:

  • L’ho causato io
  • Ho qualcosa che non va
  • Se fossi una ragazza o un ragazzo “bravo”, questo non sarebbe successo
  • Le persone che mi amano mi faranno sempre del male
  • Non sono amabile
  • Sarò sempre abbandonato dalle persone a cui tengo

Poiché pratichiamo regolarmente false credenze, esse diventano le nostre convinzioni fondamentali. Le convinzioni fondamentali vivono nel nostro subconscio e guidano il nostro comportamento. Quando abbiamo un trauma infantile irrisolto, le nostre convinzioni fondamentali su chi siamo, su cosa meritiamo e su cosa siamo capaci, riflettono che non siamo degni o “abbastanza bravi”. Capire che il trauma crea pensieri distorti è fondamentale; il nostro cervello penserà cose che non sono vere e non corrispondono alla situazione.

Grazie per avermi letto fin qui e a presto!

Rosa

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